Angelo Ferretti Torricelli

Angelo Ferretti Torricelli

PROF. ANGELO FERRETTI TORRICELLI

(Matematica e Fisica dal 1925 al 1950)

Il padre, Prospero Ferretti, nativo di Reggio Emilia, garibaldino a Bezzecca, era giunto a Brescia come insegnante di disegno in una scuola media. La madre, Angela Chierichini, diede alla luce Angelo,  Il padre, in una casa sui Ronchi, il 5 gennaio 1891.

Angelo aveva solo due anni quando il padre morì improvvisamente, lasciando la vedova senza mezzi e con tre bambini in tenera età. Fu così che il piccolo Angelo venne adottato da un amico del padre, Cesare Torricelli, pure professore di disegno, il quale lo crebbe ed educò, assieme alla moglie Lucia Branzoli ed in seguito, non avendo figli suoi, lo adottò e gli diede il proprio cognome.

Angelo Ferretti Torricelli studiò a Brescia nell’Istituto Tecnico, Sezione fisico-matematica, poi al Collegio Borromeo di Pavia, laureandosi a pieni voti nel giugno 1914, in Fisico-Matematica. 

Iniziò l’insegnamento a Voghera, ma nel luglio 1916 fu chiamato alle armi. Fu caporale istruttore degli elettricisti al campo d’aviazione di Mirafiori. Ammalatosi, nel giugno 1918 venne riformato.

Insegnò a Brescia, nel 1918-19 presso la Scuola Tecnica “B. Castelli”. Poi andò a Fermo, a Venezia e a Celana. Nel 1923 passò al Liceo di Padova, vincendo un concorso per l’insegnamento nei licei di prima importanza. Ma, ammalatosi, dovette porsi in aspettativa, finché, resasi libera la cattedra di Fisica e Matematica nel Liceo Scientifico di Brescia, in seguito alla tragica morte del prof. Michele Leoncini, egli accettò di sostituirlo, rinunciando, soprattutto per amore alla propria città, alla più prestigiosa sede di Padova.

Egli fu un insegnante eccezionale che i suoi ex allievi non potranno mai dimenticare. Egli sapeva veramente infondere, nei giovani che nella scuola o fuori lo avvicinavano, l’amore per la natura, per la scienza, per la scuola.

Era una mente enciclopedica, da vecchio studioso dell’Ottocento.  Oltre la Matematica e la Fisica in cui si era laureato, egli conosceva a fondo le Scienze Naturali, in particolare la Botanica, nonché l’Astronomia, la Storia e l’Arte. Nelle sue lezioni, amava spesso divagare fornendo le più svariate notizie e non mancando di inquadrare ogni scoperta della Fisica nel periodo storico in cui era avvenuta e nel generale progresso.

I suoi ex allievi, ricordano la sua lunga, magra figura dal caratteristico incedere, la busta azzurra dei compiti in classe in mano, entrare nella classe in silenziosa attesa; o durante una lezione interrompersi per segnalare una nuvoletta che si stava formando sulla cima della Maddalena (allora visibile dalle finestre e dai corridoi del Calini) e spiegarne il meccanismo fisico del formarsi; o durante le passeggiate tanto grate quanto impreviste, in quel di Costalunga a veder sbocciare i fiori, o ancora, sui Ronchi, a ricercare le orchidee selvatiche di cui conosceva ogni nome e specie. Lo ricordano nel Gabinetto di Fisica, fra quelle apparecchiature pazientemente raccolte ed in parte anche costruite con le sue stesse mani. E poiché nel locale non entrava il sole, egli fece fare un buco, per poter raccogliere i raggi solari e poter mostrare esperienze anche su quelli…

Ma ne ricordano particolarmente la grande gentilezza e bontà. Raramente alzò la voce, pur ottenendo sempre ugualmente il dovuto rispetto e la necessaria disciplina. Gli si poteva chiedere qualunque spiegazione ed egli ripeteva e spiegava nuovamente, con pazienza. 

E per quel vizio degli studenti, di chiamar gli insegnanti con soprannomi non sempre rispettosi, fu chiamato con un diminutivo che può sembrare scherzoso se riferito alla sua alta statura, ma che allo stesso tempo è bellissimo: “Angilì”.

Sembrava ed era un timido, ma all’occorrenza si imponeva e sapeva ergersi a difensore dei giovani alunni, come quando dovette correre ai ripari perché, per la loro intraprendenza e spensieratezza, durante una visita alla centrale elettrica di Vestone, stavano per provocare un disastro; o come quando spontaneamente volle difendere a Roma, davanti al Tribunale Speciale, l’allievo Italo Nicoletto accusato di antifascismo.

Quando la vecchia sede di Piazza Tebaldo Brusato fu sopralzata di un piano, nel 1928, egli insistette perché una parte della copertura fosse fatta a terrazzo piano. E fu su quel terrazzino che cominciarono le prime osservazioni astronomiche, con un modesto cannocchiale, prima ristrette a pochi allievi e poi estese anche agli esterni. Poi venne la fondazione del gruppo Astrofisma, nel 1952. E ancora, dopo anni di insistenze, riuscì a convincere il Sindaco Bruno Boni a costruire, in Castello, la Specola Cidnea, primo esempio in Italia di osservatorio civico a carattere popolare. E lì cominciarono le serate nei giorni dispari del mese, con il continuo affluire di piccoli e grandi, richiamati da un interesse all’Astronomia suscitato anche attraverso articoli da lui scritti sul Giornale di Brescia, che per tanti anni li ospitò.

Poi fu la volta dell’orto botanico, in una zona del Castello, dedicato alla Flora prealpina, col circolo naturalista “Ragazzoni” al quale diede nuova vita.

Negli anni sessanta, con il gruppo Astrofisma, iniziò le pubblicazioni della rivista omonima che tuttora continuano con successo, per opera di un gruppo di ex allievi e soci.

Dopo venti anni di lavoro, egli ultimò, nel 1976, la compilazione dei due volumi degli “Indici Voltiani” che, con i sedici volumi (Opera Omnia Voltiana), compilati anche per merito del bresciano prof. Massardi, costituisce il più grande studio rievocativo dell’opera del grande fisico Alessandro Volta.

Egli compilò (120 volumi) le “miscellanee della biblioteca astronomica” ed infine scrisse anche un romanzo storico, “I buoni Marcheschi”, una storia buona, frutto di decine di anni di ricerche  storiche e di lavoro di stesura. È una vicenda ambientata nella Brescia fra il 1508 e il 1512, sotto la dominazione francese, sugli avvenimenti drammatici culminati con il “sacco di Brescia” da parte delle truppe di Gastone di Foix. È un libro in cui è descritta con tanta cura affettuosa la nostra città. Si riscoprono le memorie dell’antica città rinascimentale, con la sua cinta di mura, le porte, i conventi, i palazzi, i vecchi quartieri degli artigiani, dei mercanti, dei nobili. In ogni pagina vi si ripete la fede dell’autore nella bontà dell’uomo, bontà che spesso è necessario saper scoprire, saper fare affiorare, superando indifferenze ed egoismi. Egli vi riafferma la fede che ci insegna a vivere con semplicità e fiducia, riscoprendoci sentimenti dimenticati ed oggi quasi ignorati, quali la lealtà, il rispetto altrui, la riconoscenza.

Il prof. Angelo Ferretti Torricelli fu anche socio e vice segretario, dal 1928 al 1941, dell’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Brescia.

Medaglie d’oro di benemerenza gli furono decretate dall’Ateneo e dall’Astrofisma. Nel 1978 fu insignito del “Premio della brescianità”.

Conservatosi sempre lucidissimo di mente e, fino all’ultimo, operoso per la sua amata città, ci lasciò, dopo breve malattia, l’8 gennaio 1980, alla veneranda età di 89 anni. Ma le attività da lui iniziate non si sono spente. Continua la Specola Cidnea, continua l’Astrofisma e la sua casa è sempre aperta, ove la figlia prof.ssa Laura riceve gli studenti che desiderano fare esperienze o letture nella biblioteca. 

 

(Il brano che segue è invece tratto dal libro di Giulio Toffoli, sulla storia del Calini tra il 1923 e il 1950, di prossima pubblicazione)

Il liceo scientifico doveva essere, nei progetti dei suoi primi ideatori qui a Brescia, qualche cosa di più di una semplice scuola destinata ad un’opera di speculazione teoretica, sia pure diversa da quella letteraria e umanistica del liceo classico. Doveva invece diventare un cenacolo di ricerca, un luogo dove il fascino della osservazione, unito allo stimolo della scoperta, doveva avviare i giovani di ambo i sessi a forgiare quegli strumenti intellettuali che ne avrebbero fatto quel ceto di scienziati che era necessario per l’Italia che si avviava ad un rapido sviluppo tecnico ed industriale.

Questo disegno un poco a cavallo fra tradizione e innovazione, fra scuola e società è ben rappresentato dall’impegno del prof. Ferretti Torricelli, quando fa dell’istituto il luogo dove poter dare corpo ad interessi scientifici e didattici estranei alla normale attività scolastica e legati alla ricerca astronomica. Rompendo con gli schemi tradizionali, forzando in qualche modo la normativa statale, basandosi ovviamente sulla solidarietà del preside e chiedendo il sostegno di un mecenatismo sociale, che ancora si rivolgeva a realtà come il liceo  riconoscendone l’importanza culturale e sociale, il professore era riuscito a far attrezzare un terrazzo presente nella vecchia sede dell’istituto con alcuni strumenti di osservazione delle stelle ed in determinate sere del mese vi si recava con un numero scelto di studenti, non escluse alcune ragazze, e dei cultori esterni, per svolgere le sue lezioni che avevano il volto di una avvincente ricerca. Questa attività venne meno negli anni duri della guerra, ma rimase nel cuore del preside Azzini e non fu abbandonata dal Ferretti Torricelli che proprio in vista della pensione allargava anzi la sua visione dando vita all’associazione culturale Astrofisma, dove scienza astronomia e fisica si confrontavano con la tradizione umanistica. Nel 1953 infine il professore fondò la Specola Astronomica Cidnea, posta sul bastione San Marco del Castello, dando vita così al primo osservatorio astronomico pubblico in Italia posizionato all’interno di una città.

 

(Dalla pubblicazione: Il Liceo Scientifico “Annibale Calini” di Brescia, Magalini Editrice, 1984)









(Brescia, sui Ronchi, 5 gennaio 1891 - Brescia, 8 gennaio 1980). Di Prospero (v.) e di Angelica Chierichini umbra. Mortogli il padre nel 1893, venne accolto in casa dal prof. Cesare Torricelli, di cui assunse poi, nel 1915, il cognome, Compiuti gli studi presso l'Istituto tecnico di Brescia, nel quale fu allievo di Cesare Abba, passò poi all'Università di Pavia, fruendo del Collegio Borromeo, e dove si laureò in fisica nel giugno 1916. Dal 1915 al 1918 alternò al servizio militare (in Torino), servizi volontari in Brescia specie come segretario nel Comitato di preparazione civile e nell'Ufficio Notizie e pubblicò un prontuario dal titolo: "Norme per lo stato di guerra". Terminata la guerra si dedicava all'insegnamento e nel settembre 1920 sposava l'emiliana Edea Balletti. Dopo aver fatto nel 1920 supplenza in fisica in tre licei di Venezia, nel 1921 vinceva il concorso per il liceo pareggiato di Celana (Bergamo). Per concorsi a sedi universitarie passò nel 1923 - 1924 al liceo di Padova nel nuovo ruolo di matematica e fisica. Ma nell'ottobre 1925 preferì tornare a Brescia dove insegnò nel liceo scientifico fino alla pensione raggiunta nel sett. 1951. Ricoprì in seguito incarichi in istituti privati. Entrato nel 1908 nella società "Ragazzoni", diede ad essa nuovo impulso. Socio dell'Ateneo nel 1923, vicesegretario nel 1928, potenziò l'edizione dei "Commentari" e vi curò la bibliografia. Appassionatosi all'Astronomia, per ispirazione del prof. Ugolino Ugolini, fin dal 1926 incominciò a riunire nella prima sede del Liceo Scientifico gli alunni per osservazioni con cannocchiale. Più tardi riuscì ad ottenere dall'Amministrazione Provinciale un'ampia terrazza per le osservazioni e infine con l'appoggio del sindaco e l'intervento dell'ing. Mario Manzoni, a realizzare in castello l'osservatorio che venne chiamato la "Specola Cidnea" e che fu il primo esempio in Italia di osservatorio popolare, aprendosi anche nel 1954 e 1962 a sede di convegni di astrofili. Dell'osservatorio curò per anni, l'Annuario. Per la Specola e in aiuto agli studiosi fino agli ultimi giorni di vita raccolse monografie, formandone volumi specializzati e approntando un ricco schedario di storia dell'Astronomia con un criterio di ripartizione per epoche e per argomenti. Parallelamente alle iniziative di indirizzo naturalistico nel 1953, sotto l'egida dell'Ateneo, promosse quella dei dilettanti di scienze esatte, col nome di "Astrofisma" uscita dai "Venerdì in casa Ferretti" che si erano protratti dall'immediato dopoguerra fino al 1953 e assieme diede vita alla pubblicazione annuale "Guardare il firmamento dalla Specola Cidnea" diventata poi nel 1965 "Annuario della Specola Cidnea" da lui quasi completamente compilati. Rappresentante per Brescia con Ottavio Trainini e Francesco Massardi, nel comitato per la Mostra della storia delle scienze tenutasi a Firenze, fu poi vicino al primo nella ricostruzione degli strumenti voltiani distrutti dall'incendio e, al secondo, nell'edizione delle Opere voltiane, tanto che il Massardi lo volle come collaboratore e continuatore della poderosa opera, conclusasi nel 1975 con l'indice (dovuto al Ferretti), che si può dire una enciclopedia voltiana o meglio ancora una enciclopedia delle scienze nell'epoca illuministica e napoleonica. In tale opera infatti riuscì a mettere a frutto in modo originalissimo e con un lavoro tutto a servizio degli studiosi le sue capacità e conoscenze, la sua passione di scienziato e insieme di storico. Con amorevole cura aveva allestito un giardino di flora prealpina in Castello. L'Ateneo di Brescia gli conferì la medaglia d'oro di benemerenza, mentre nel 1978 ebbe il Premio della Brescianità con la motivazione: "maestro di vita/ illustre cultore di scienza / scrittore / compilatore degli indici/ delle opere di Alessandro Volta". Collaborò fin dal 1915 alla rivista "Brixia", firmando con l'anagramma Anfertor le effemeridi bresciane; articoli divulgativi pubblicò in "Scuola Italiana Moderna" e in "Scuola e lavoro". Collaborò inoltre al "Giornale di Brescia". Pubblicò in collaborazione con mons. Angelo Zammarchi e in varie edizioni tre volumi di "Fisica sperimentale" (Brescia, "La Scuola ed." ultima ed. nel 1942). Dedicò circa mezzo secolo ad un grosso romanzo "I buoni marcheschi" pubblicato nel 1963, ad iniziativa dell'Ateneo di Brescia, e stampati dai Fratelli Geroldi di Brescia nel 1963 e da lui rivisto fino agli ultimi giorni. Nel 1939 curò e presentò un originalissimo atlante "Il cielo stellato" con un nuovo metodo di pseudo proiezione sferografica, poi ripetuto in calendari editi dalla "Scuola editrice". Pubblicò inoltre "Guardare il cielo come si mostra" (Milano, Hoepli, 1951); "Dall'immobile terra alla rotante" (Brescia, La Scuola s.d.). Nella "Storia di Brescia" vol. III p. 991-1022, pubblicò: "Scienziato bresciani". Nei "Commentari dell'Ateneo pubblicò le commemorazioni di Antonio Soncino (1928 p. 316-317), Carlo Bonalda (1934, p. 417-418), Alessandro Monti (1934, p. 419421), Domenico Brentana (1936, p. 105-114), G.B. Cacciamali (1934, p. 380-383), Rampinelli Francesco (1937, p. 135-136), Luigi Guccini (1939-1941, p. 63-68), Agilulfo Preda (1939-1941, p. 69-72), Arturo Cozzaglio (1950, p. 201-203), Angelo Bettoni (1952, p. 146-148). E inoltre le seguenti comunicazioni: "Relazione della solenne adunanza e cinquantenarie commemorazioni del naturalista sacerdote Giovanni Bruni da Collio" (1930. p. 5-53); "Padre Francesco Lana nel terzo centenario dalla nascita (Dalla commemorazione letta il 27.V.1931)" (1931, p. 331-390); "Biblioteca accademica. Richiami per materie" (1931, p. 554; 1932, p. 449450); "Iscrizioni datarie su antiche costruzioni a Bovegno (1933, p. 151-166); "Biblioteca accademica. Richiami per argomenti" (1933, p. 305-306; 1934, p. 478479; 1935, p. 585-589; 1963 B, p. 169-173); "Biblioteca accademica. Richiami per soggetti" (1937 B, p. 187192; 1938 B, p. 137-144: 1939-41 B. p. 113-119); "La rappresentazione del cielo stellato" (1946-47, p. 191); "Divagazione botanica. Le «florule» campionarie. - Flora dei colli di Brescia. Flora del lago d'Idro o Eridio" (1955, p. 285-287). Ha lasciato, inoltre, inedito, un prezioso catalogo degli strumenti scientifici conservati nei musei cittadini.

(Dall’ Enciclopedia bresciana, di A. Fappani)

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Allegati

FerrettiTorricelli Astrofisma.pdf

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