Emanuele Bresciani

Emanuele Bresciani

Italo Calvino, nel suo libro Lezioni Americane, scrive: «Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore». Questo concetto è alla base di una filosofia di vita che dovrebbe valere per tutti. Quale Leggerezza dunque?

 I miei 57 anni aiutano a rispondere a questa domanda difficile perché il “senno di poi” non può che guidare il racconto e l’interpretazione del passato.

Non andiamo troppo indietro ed iniziamo a parlare degli anni del Liceo Scientifico A. Calini (1980-1985) che ho avuto la fortuna di frequentare grazie alla lungimiranza dei miei cari che ebbero pure la cura estrema di individuare la sezione da frequentare, in quanto nella “D” il corpo insegnante era composto da Professori che si erano particolarmente distinti già dieci anni prima, quando mia sorella frequentò il medesimo corso di studi.

Cito solo la Prof.ssa di Matematica e Fisica del triennio, la dott.ssa Angela Franzini che per starmi più vicina mi propose con garbo di incontrarci per gli esami di riparazione sia della terza (entrambe le materie) sia della quarta (matematica) per poi assumere l’incarico di membro interno della commissione dell’esame di maturità. Su tutti, il seguente aneddoto: mia mamma, turbata per il numero di insufficienze meritate, andò ai colloqui e manifestò all’insegnante la sua preoccupazione. La Prof.ssa Franzini restò stupita e le disse che siccome i miei voti erano intorno al cinque le cose non stavano andando affatto male! Erano i tempi felici in cui gli Insegnanti avevano sempre ragione!

Ma veniamo alla grande domanda: quale leggerezza?

Credo che durante i cinque anni del Liceo “planare sulle cose dall’alto” (magari con un pizzico di superficialità tipica di quell’età) mi fosse consentito dall’avere chiaro in testa che cosa avrei fatto dopo il Calini: avrei cercato un lavoro per rendermi autosufficiente.

Ne sognavo uno per il quale anno dopo anno raccoglievo il relativo bando di concorso (Pilota in Aeronautica Militare) ma ciò contrastava con l’altra indole spiccata sin da allora, la volontà di costruire non appena possibile una famiglia. Prevalse la seconda opportunità perché nel 1984 mi sono fidanzato con l’Avvocato dei miei tre figli e l’anno prossimo festeggeremo 40 anni insieme.

Ad ogni modo, che fosse per le stellette o fosse per un altro lavoro, sapevo perché dovevo studiare ed avevo ben chiaro come doveva proseguire la mia vita dopo il Liceo; ciò mi procurava “leggerezza” e planavo sulle cose se non proprio dall’alto, con una certa consapevolezza.

Per non buttare via tempo, nel 1986, aspettando la chiamata per il servizio militare, ho lavorato nei traslochi ed ho fatto un paio di esami di Economia e Commercio.

Eccoci al 1987 quando sono stato assunto presso la Cassa Rurale ed Artigiana dell’Agro Bresciano a Ghedi, oggi Banca di Credito Cooperativo Agrobresciano Soc. Coop.

E veniamo di nuovo alla grande domanda: quale leggerezza?

In questi primi 36 anni di attività presso una banca a vocazione prettamente territoriale che fonda le sue radici nel 1897, credo che la leggerezza grazie alla quale ho planato sulle cose (senza superficialità, talvolta qualche macigno), sia derivata dalla medesima determinazione con cui ho affrontato i vari incarichi, dal più umile al più significativo. Ciò ha consentito, durante il susseguirsi di cicli economici e diverse situazioni aziendali, di meritare riconoscimenti da parte di tutti i miei responsabili e finire con soddisfazione gran parte delle giornate lavorative. Non tutte evidentemente. Diventando “grande” (nel senso di adulto), mi sono proposto di abbinare il mio nome al lavoro di gruppo ed al buon esempio, gli stessi ingredienti che funzionano anche in famiglia ed in tanti altri ambienti. Mi sento realizzato, anche se non completamente appagato, perché c’è ancora da fare in tanti ambiti quale per esempio il ruolo di formatore per la formazione finanziaria più pratica, gli impegni aziendali inerenti la sostenibilità (ESG) e più avanti il passaggio del testimone.

Mi ritengo una persona fortunata perché la vita (versione laica) perché il Signore (versione cristiana che più mi si addice) non ha posto ostacoli insormontabili alla realizzazione dei miei obiettivi. 

Nel 2023 due grandi perle da menzionare: questa mia modesta partecipazione agli eventi del Centenario del mitico Calini e l’onorificenza di Maestro del Lavoro: due estremi apparenti che si stanno abbracciando, un felice testacoda.

Riprendendo dall’inizio, mi rendo conto che sia più facile ragionare a consuntivo anziché immaginare chi saremo da grandi e quindi il mio compito è molto più semplice rispetto a quello di un giovane che deve ragionare circa la propria “leggerezza”.

A tal proposito, mi inoltro nel terreno minato dei consigli: credo che oggi uno studente adatto al percorso del liceo scientifico debba completare gli studi con un appropriato percorso universitario. Il diploma non basta più, la giusta evoluzione ha posto più in alto l’asticella della selezione per entrare al meglio nel mondo del lavoro. Per carità, credo che la determinazione possa fare miracoli ma è molto più difficile rispetto al passato.

Una precisazione che mi aiuta a non essere autoreferenziale. In prima Liceo eravamo più di trenta in classe ed abbiamo terminato in quindici. Abbiamo scambievolmente partecipato agli eventi della nostra vita e siamo tuttora i nostri migliori amici. Abbiamo affrontato gravi lutti che ci hanno colpito nel profondo. Simona, la giovane moglie di Francesco, mamma dei loro quattro figli. Emiliana, una compagna di classe a cui tutti volevano bene.

Per concludere, sono convinto che il nostro sia il più bel Paese del mondo. Dobbiamo crescere nella capacità di valorizzarlo a tutti i livelli, consapevoli che la cultura, nelle sue diverse interpretazioni, è una leva di eccellenza.

Grazie di cuore Liceo Scientifico Annibale Calini! 

p.s. nei primissimi anni 2000 ho frequentato la scuola di volo ed ho conseguito la Licenza di Pilota Privato … anche quando ho l’opportunità di essere ai comandi del velivolo, materializzo la mia “leggerezza”, bandita la superficialità, concentrato dopo il decollo e la crociera a planare dall’alto sulle cose (auspicabilmente la pista di un aeroporto), senza macigni né sul cuore né altrove, perché i pesi/centraggi dell’aereo ne risentirebbero … grazie anche ad Antoine de Saint-Exupéry, recitato in terza Liceo con la regia della Professoressa di Francese e la sua passione contagiosa per il Piccolo Principe 😉