Famiglia Baroncelli

FAMIGLIA BARONCELLI

4 GENERAZIONI, 6 DIVERSE ESPERIENZE, 1 UNICA GRANDE SCUOLA!

 

Questi i numeri che legano il percorso scolastico della mia famiglia a quella del Liceo Calini.

Mai come quest'anno il tema dei Dies Fasti ci ha toccato di più... ci siamo sentiti quella "GENERAZIONI"!!!

 

Il primo ad inaugurare questa lunghissima tradizione caliniana fu mio nonno, Ugo Baroncelli.

Già direttore della Biblioteca Queriniana, fu chiamato dalla scuola nei primi anni 40 per occuparsi di una supplenza annuale in italiano e latino. Brescia viveva i giorni cupi della guerra, dei bombardamenti. Ricordo che il nonno mi raccontava che insieme ai docenti Tadini e Trebeschi venivano chiamati "i tre porcellini" poiché erano piccoli di statura e paffuti (e soprattutto, per "esorcizzare" la severità del loro insegnamento). 

Il secondo a varcare la soglia del Liceo di via Montesuello fu mio padre, Giovanni Baroncelli. Nel 1948, rompendo con la tradizione umanistica storico-letteraria mantenuta per generazioni dalla famiglia, scelse la formazione scientifica.  

Si diplomò regolarmente nel 53. Dopo gli studi universitari di medicina a Pavia lavorò per più di 40 anni all'Istituto del Radio "O. Alberti" degli Spedali Civili di Brescia come aiuto del Prof. Piemonte, terminando poi la sua carriera come Primario del reparto di Radioterapia del Sant'Anna.

Degli anni trascorsi al Calini dal papà ci sono tantissimi ricordi che lui stesso condivideva con emozione e trasporto.

Su tutti quello della prof.ssa Mazzoleni, docente di matematica e fisica, che viveva in un piccolo sottoscala all’interno della scuola. La professoressa curava un piccolo orto privato nel cortile interno che i suoi alunni chiamavano “tombe” e spesso, i più meritevoli venivano mandati durante le lezioni a dare il mangime alle galline che accudiva. Durante i suoi colloqui, tenuti nella stessa stanza in cui viveva, la prof.ssa Mazzoleni aveva l’abitudine di verificare “in diretta” con il suo dito se la gallina avesse l’uovo pronto!

Il papà ricordava anche il prof. Mainetti, docente di inglese, che veniva a scuola con un piccolo motorino il cui claxon era una trombetta a forma di peretta che i suoi alunni si divertivano a riempire d’acqua!

Io e mia sorella Chiara abbiamo frequentato il Calini in tempi più recenti: Chiara si è diplomata del 91 e ha frequentato l'indirizzo tradizionale nella sezione F, io nel 96 dopo aver frequentato l'allora sperimentazione linguistica nella sezione A. 

In quegli anni il Calini aveva talmente tanti iscritti che oltre alla sede erano state individuate diverse succursali: quella dell'oratorio di Sant'Antonio nel quartiere di Sant'Anna, quella criticatissima in vicolo dell’Anguilla nel quartiere (allora) malfamato del Carmine.

Noi ragazzi esuberanti delle sperimentazioni (linguistica, scientifica e artistica) a partire dal terzo anno venimmo "spediti" dall'altra parte della città, in via Balestrieri lontano dalla sede tanto amata di via Montesuello. Per noi ragazzi fu una beffa: lontano dalla sede, dal suo cuore pulsante in una fredda struttura nuovissima che nel giro di pochissimo tempo sarebbe diventato il Liceo Leonardo.

Mia sorella, che scelse il Calini pur non amando particolarmente la matematica, sogna ancora a volte di trovarsi in aula durante un compito di matematica con il foglio bianco davanti al naso mentre tutti i compagni intorno hanno già’ finito. In realtà è sempre stata promossa nonostante le sofferenze e i sudori freddi! Chiara ricorda anche i momenti spensierati passati al bar da “Basilio”, dove incontrava i ragazzi delle altre sezioni mangiando la famosa “focaccia”. C’erano anche conversazioni, risate, scherzi e progetti che si facevano e disfacevano in biblioteca con Pippo.
Chiara ha ancora oggi un gruppo WhatsApp che si chiama ‘Alle 8:00 davanti al Calini’, con tutti gli amici e compagni caliniani del tempo con cui usciva anche il sabato sera.
Della mia personale esperienza ricordo, invece, infiniti pomeriggi di studio intenso, l'impegno che bisognava mettere per essere promossi, il "terrore" delle verifiche di chimica della prof.ssa Bertoglio, per non parlare di quelle di latino della prof.ssa Quilleri nel biennio e di tedesco con il prof. Polcini nel triennio (non ero certo una studentessa brillante, ma con impegno e buona volontà sono sempre stata promossa a giugno!).

Accanto a questi ricordi però rivivo le prime esperienze di vita "vera": i primi dibattiti politici durante le ore di filosofia con il prof. Chiara, gli anni delle occupazioni studentesche, del confronto con gli studenti più grandi.

Non posso non ricordare la prof.ssa Boschetti. Fu un’ineguagliabile insegnante di inglese ma soprattutto fu il nostro “angelo custode” per cinque anni. Per noi fu soprattutto un’insegnate di vita, fu un’educatrice presente, vera e disponibile. Ci portò a Londra e ci portò a teatro a vedere il nostro primo musical “Cats”: ancora la ricordo cantare "Memories" con tutti noi sul pullman al rientro in Italia.

Un altro indimenticabile professore di quegli anni fu per me il prof. Loda, insegnante di Mate e Info. Era giovane e quindi particolarmente in sintonia con il nostro "sentire" di giovani ribelli. Era autorevole e preparato: durante le sue lezioni non mancavano mai risate e momenti di confronto; quando però bisognava essere attenti e concentrati in aula non volava una mosca! Ricordo ancora lo stupore sul viso di mamma che venuta a scuola per i colloqui era passata davanti alla mia aula e ci aveva visti tutti in silenzio e concentrati durante una verifica di mate nonostante il professore non fosse in aula. C’era un implicito patto di rispetto tra noi: lui era disponibile e ci aiutava anche nel pomeriggio fuori dall'orario scolastico, e noi non dovevamo copiare nelle sue verifiche...e così era!

Loda fu per noi un valido professore ma fu ancor di più un punto di riferimento, un amico: credo che fossimo in quarta quando ci invitò tutti a casa sua per una cena, un pernottamento accampato con i sacchi a pelo nel suo salotto e il sonnolento rientro puntuale in classe il giorno successivo!

Oggi mio figlio Luca Bettini frequenta il Calini in 4O e il mio secondogenito Matteo si è appena unito alla tradizione di famiglia: si è infatti iscritto al potenziamento Fisico-matematico ed è in 1N.

Auguro ai miei ragazzi di vivere questi anni con intensità e passione: sono anni difficili, di crescita importante, sono gli anni delle amicizie che dureranno per tutta la vita! I giorni che vivranno al Calini rimarranno impressi per sempre nei loro ricordi!

Caliniani si rimane per sempre!! Buon centenario Calini! 

 

Anna Baroncelli