Guido Sacchetto

Guido Sacchetto

GUIDO SACCHETTO

Ex studente del Liceo “A. Calini”

 

Il mio percorso, come spesso accade, è un  po’ ondivago.

Mi diplomo al liceo Calini nell’anno 1989: sono uno dei ragazzi dei corsi sperimentali a indirizzo linguistico create da Gino Bambara, il nostro preside. 

Quasi per caso, uno scambio di studenti nel 1987 ci fa conoscere un gruppo di simpatici ‘colleghi’ di Bruxelles. Beh, naturalmente andiamo anche noi a trovarli. Scopriamo che molte famiglie lavorano nelle istituzioni europee (si chiamava ancora ‘Comunità Economica Europea’…). Sembra bello, o se non altro molto interessante. Un primo germe forse si instilla: perché non pensare ad un lavoro internazionale? Viaggiare, parlare e migliorare le lingue straniere, incontrare e lavorare con gente, culture e mentalità diverse. Potrebbe essere una strada. Forse la mia strada?

Studio Scienze Politiche presso l’Università Statale degli Studi di Milano, e mi laureo con indirizzo internazionale-pubblicista con una ricerca storica presso gli archivi di Kew Gardens a Londra. In quegli anni maturo la scelta verso le carriere internazionali; in particolare sono affascinato dalla carriera diplomatica. Mi iscrivo all’ Istituto di Studi Politici ed Internazionali (ISPI) di Milano: corso di preparazione per le carriere Diplomatica ed Internazionale (poi diventato “Master in International Affairs”). Il corso si conclude con un internship di tre mesi preso l’Istituto Italiano di Cultura di New York: mesi da sogno, una atmosfera ineguagliabile. Che bello sarebbe lavorare anche per le Nazioni Unite mi dico…

Il concorso diplomatico è un vero inferno, decisamente faticoso e impegnativo. In parallelo, partecipo anche a concorsi pubblici per lavorare nelle istituzioni Europee, che all’epoca prendevano anni. Si deve comunque anche lavorare, e la Cooperazione Internazionale sembra molto affascinante, e in linea con il mio (possibile? futuro?) percorso immaginario. Una meravigliosa esperienza con la ONG Fondazione Sipec qui a Brescia: lavoro come responsabile per i progetti nei PVS (si chiamavano così, ‘Paesi in Via di Sviluppo’). Settori diversi, dalla ‘poverty reduction’ all’educazione, salute e formazione, ma anche attività umanitarie in Brasile, Guatemala, Bolivia e vari micro-progetti in Ciad, Sudan e Tanzania.

Faccio un’esperienza anche con l’ONG Cesvi di Bergamo in Macedonia (FYROM) dopo i conflitti della regione all’interno di un progetto umanitario ECHO e UNHCR nell’area di Skopjie e Tetovo, al confine con il Kosovo. Altra esperienza entusiasmante, molto intensa sia professionalmente che dal punto di vista emotivo. Vengo anche selezionato per un corso nazionale per operatori umanitari organizzato dal Ministero per gli Affari Esteri insieme al Development Programme delle Nazioni Unite (UNDP).

Grazie anche a queste esperienze, mi offrono di collaborare come consulente in società private, per supportare strategie di sviluppo internazionali: faccio ricerche, analisi su strumenti di finanziamento e di investimento internazionale (programmi europei, World Bank, European Investment Bank), ma anche progetti di collaborazione internazionale per lo sviluppo di start-up di new-co, sia con strumenti finanziari pubblici e privati. Ma non si dimenticano i concorsi – e finalmente vengo chiamato ad un colloquio finale per lavorare nella Commissione Europea. Bruxelles forse si avvicina?

Nel frattempo, si continua a lavorare. La Regione Lombardia apre una candidatura per ricercatori universitari, e vengo selezionato con la mia proposta di specializzazione in trasferimento tecnologico. Analizzo diversi modelli internazionali di trasferimento tecnologico, di incubatori e di acceleratori d'impresa, con una particolare attenzione allo sviluppo di collegamenti e network verso l'Estremo Oriente. Un altro eccezionale periodo a Shanghai, dove mi diplomo anche in “Business Incubation”.

Una lettera mi annuncia che ho passato il concorso a Bruxelles: sono nel ‘Blue book’ delle istituzioni Europee. Non è ancora finita, serviranno ancora centinaia di e-mail ed oltre due anni per essere finalmente assunto e prendere funzioni… 

Collaboro anche con il neonato Centro Servizi Multisettoriale e Tecnologico (CSMT) dell’Università degli Studi di Brescia su ricerca applicata, trasferimento tecnologico e servizi tra il mondo della ricerca ed il mondo delle imprese – e anche come consulente per varie società, università, istituzioni e fondazioni in ambito profit e no-profit. 

Nel 2012 finalmente ho un posto a Bruxelles: giusto poco dopo la nascita di mia figlia. Forse era destino. 

Inizio a lavorare come Financial Officer, dopo poco come Project Officer nel settore dei trasporti e attualmente sono Policy Officer nella Direzione Generale Ricerca e Innovazione (DG RTD) della Commissione Europea. Coordino le attività di ricerca all’interno dei programmi di R&I nel settore dei veicoli a zero emissioni, con un partenariato pubblico-privato chiamato “Towards zero emission road transport (2Zero)”. 

Un bel lavoro (o perlomeno a me piace molto), che mi permette di mettere un piede nel futuro, per definire le strategie verso un forte cambiamento sociale ed economico in Europa. I cambiamenti climatici e il degrado ambientale sono una minaccia enorme per l'Europa e per il mondo, e per superare queste sfide cerchiamo di accelerare la transizione verde del “Green Deal” europeo, per portare il nostro continente ad essere climaticamente neutro entro il 2050. E ognuno di noi può – o forse deve? – contribuire, in molti modi; già pensare ad un futuro differente è un primo, fondamentale passo. 

 

Io e il ‘mio’ liceo Calini.

Ho uno splendido ricordo degli anni del liceo, ed è per me sempre un piacere ritornarci: ogni anno cerco di organizzare un breve incontro con gli studenti all’interno dell’iniziativa “Back to School”, fortemente voluta dalla Commissione Europea. Per un giorno noi funzionari delle istituzioni europee torniamo tra i banchi di scuola nelle nostre città. È un’occasione per dare un volto “locale”, quanto più prossimo agli studenti, dell’Unione Europea e delle opportunità che offre, ed anche un bel momento di incontro, di ascolto e di dialogo. 

I miei anni al liceo? Anni di felpe colorate, di manifestazioni vere o immaginate, di occupazioni reali ed inaspettate, di gite scolastiche memorabili e di irripetibili recite al teatro Grande. E di un giornaletto, una ‘fanzine’ creata con tanti cari amici, una voce fuori dal coro, non sempre rispettoso. Un ricordo forte di Basilio alla caffetteria e Pippo in biblioteca, nostri rifugi, alleati e confidenti tra una lezione e l’altra (o anche nascondendoci da lezioni, non sempre giustificati…), e tanti – a ripensarci veramente tanti – meravigliosi ed appassionati professori a cui abbiamo forse fatto soffrire qualche pena, e con cui spero abbiamo condiviso anche tante gioie e piacevoli momenti. E da cui penso abbiamo anche imparato molto. 

È un vero onore per me essere inserito in questo elenco, e mi chiedo: non è troppo? Non sono stato uno studente modello al liceo… ma l’ho sicuramente amato, e mi ci sento ancora molto legato. Una piccola soddisfazione aver convinto qualche studente – spero più di qualcuno – ad uscire un po’ dal proprio guscio, a pensare ad orizzonti che non sono affatto lontani dal nostro quotidiano, basta forse cercare qualche informazione in più. Ringrazio per la fiducia e l’inaspettata candidatura e “confido nel senso dell’umorismo dei miei più insigni colleghi”, sperando che questo mio piccolo contributo possa essere uno stimolo per giovani studenti a seguire le proprie ambizioni o anche solo a riflettere su nuovi e possibili percorsi di vita.