Luigi Fossati

Luigi Fossati

Mons. LUIGI FOSSATI

(Storia e Filosofia dal 1937 al 1939)

 

 

Figlio di Giuseppe e Vittoria Chiericato, nacque a Brescia il 23 maggio 1900 e la madre lo donò eroicamente a Dio col sacrificio della propria vita.

Dalla natura aveva sortito una sensibilità acutissima, un ingegno vivo ed una memoria prodigiosa, appena appannati per un violento attacco di tifo, dal quale credeva di essere guarito in seguito alla intercessione del Servo di Dio Giuseppe Tovini, da lui pregato. In effetti, mons. Fossati prese da questo personaggio la passione nell'illustrare e sostenere il movimento cattolico e la presenza dei cattolici nella vita sociale e civile. La passione agli studi sociali assieme a quelli storici, dominarono la sua vita fin dagli anni del Seminario, tanto che, ancora chierico, si iscrisse all'Istituto cattolico di scienze sociali di Bergamo dove si laureò nel 1925.

Ordinato sacerdote il 14 giugno del 1924, fu insegnante di latino in Seminario, ma contemporaneamente Cappellano al Biocco della Volta bresciana ove svolse intensa opera di apostolato.

Nel 1931 passò all'insegnamento della storia, ma la passione dell'apostolato attivo lo dominò tanto da diventare Rettore di Sant'Eufemia, Vicario di Sant'Afra nel 1935 e parroco della Cattedrale nel 1941. Contemporaneamente fu anche assistente della FUCI femminile.

Parroco della Cattedrale e canonico del Capitolo, egli rianimò la vita della parrocchia. Pietà liturgica, carità il più possibile nascosta e sempre più intensa man mano che la guerra seminava lutti e povertà, furono, assieme all'alto magistero della parola, i caratteri distintivi della sua pastoralità. Il Duomo divenne un punto di riferimento di chi desiderava orientarsi fra ideologie contrastanti o perché, nella bufera della guerra e nel marasma della ripresa della vita democratica, cercava una via di uscita. Dopo il 25 luglio 1943, mons. Fossati divenne personalità di primo piano per la ripresa del movimento cattolico e, dopo l'8 settembre, animatore della Resistenza, ospitando spesso nella cripta del Duomo, riunioni clandestine. L'aver bollato con parole di fuoco, dal pulpito del Duomo, l'efferato delitto di Piazza Rovetta, lo mise al bando della vita civile, per cui dovette fuggire e nascondersi perché ricercato dalla polizia.

Ed anche il suo Duomo, il 14 luglio 1944, soffrì l'insulto di un grave bombardamento.

Nel 1961 ricevette l'onorificenza di «Prelato domestico di Sua Santità» e la nomina a Superiore della Compagnia «Figlie di Sant'Angela».

Nel 1965 passò alla parrocchia dei Santi Nazaro e Celso e fu nominato Canonico Onorario della Cattedrale.

Nel 1975 Rettore del Santuario di S. Angela Merici in Brescia. Fu anche insignito del «Premio della Brescianità».

Nell'ottobre 1976, rinunciò alla parrocchia dei Santi Nazaro e Celso, continuando a risiedervi. Gli ultimi anni della sua vita furono piuttosto amari, si sentì solo, come messo in disparte. Anche la sua salute era compromessa da un male progressivo. Ma le lunghe sofferenze fisiche e morali non fiaccarono mai lo spirito vigile, l'intelligenza aperta e pronta, la laboriosità indefessa.

Morì il 14 ottobre 1982 all'Ospedale di S. Orsola e venne sepolto nel Cimitero della Volta entro la Cappella dei Padri Piamartini.

La sua vita, il suo credere, il suo operare, furono un'opera d'arte pastorale, culturale, d'impegno caritativo nel sociale. Molti sacerdoti e laici lo hanno avuto come insegnante e ne ricordano lo stile inconfondibile, le sue lezioni di storia con aggancio felice a situazioni d'attualità con un giudizio pacato, sicuro, chiaro per tutti. Nelle sue pubblicazioni di storia locale troviamo la stessa chiarezza unita a ricchezza di documentazione storica specialmente sulle grandi figure della Brescia cattolica, animatrici e promotrici del vero, del grande, del giusto, del buono.

La sua predicazione era scarna ed essenziale, ma di effetto sicuro. Le sue parole andavano direttamente al cuore dei fedeli, incidevano dentro le coscienze perché erano parole di verità anche quando dire la verità poteva costare caro e mons. Fossati pagò, come altri, il suo coraggio di dire la verità.

(Da «Rivista della Diocesi di Brescia» e da commemorazione di Antonio Fappani).