Matteo Perrini

Matteo Perrini

MATTEO PERRINI

Matteo Perrini, nato a Laterza, in Puglia, nel 1925, quinto di nove figli di una famiglia di agricoltori, giunge a Brescia nel 1948 ed entra subito in contatto con Vittorino Chizzolini e il gruppo dei collaboratori della Scuola Editrice, prima ancora di conseguire la laurea in Filosofia teoretica (1950) presso l’Università di Bari. A Brescia compie per intero il proprio percorso esistenziale e professionale, lungo un arco di quasi sessant’anni, la gran parte trascorsa come docente di storia e filosofia nei licei. 

Insieme alla scuola e all’educazione, segue con passione le vicende politiche fin dalla giovinezza, educato all’antifascismo dal suo professore di filosofia Giovanni Modugno, figura singolare di educatore cristiano, da giovane uno dei più stretti collaboratori di Gaetano Salvemini in Puglia. Perrini è uno dei protagonisti della svolta verso il centro-sinistra nella Democrazia Cristiana bresciana nella prima metà degli anni Sessanta, e ricopre la carica di segretario provinciale tra il 1963 e il 1965. 

L’insegnamento al Liceo scientifico Annibale Calini è assolutamente centrale nella sua attività professionale: insieme ad altri professori di valore – tra gli altri Librini, Valetti, Finulli – contribuisce a dare un “tono” di grande livello alla sezione A, per alcuni studenti da evitare in ogni modo e da altri frequentata anche per la preparazione che assicurava.

Così Fulvio Manzoni scrive sul “professore” in un articolo pubblicato nel 1983, in cui ricorda la simpatia con la quale aveva visto la nascita di Iniziativa Democratica, gruppo studentesco che nell’arco di pochi anni viene votato dalla maggioranza degli studenti del liceo: «Il mio primo incontro con Perrini, a parte precedenti visite “familiari”, risale ai tempi del Liceo, quando in un clima certamente non facile – diciamo pure di intolleranza e faziosità politica (1974-1976) – il “professore” era veramente uno dei pochissimi insegnanti disposti a darci una mano per invertire la tendenza. Partecipava alle nostre riunioni e, visto che non avevamo né cercavamo protezioni partitiche, per “autofinanziare” il nostro gruppo che aveva spese di volantini, cartelloni e simili, ci forniva gratuitamente per venderli libri che noi, immancabilmente, ...non riuscivamo a vendere. Non per niente, infatti, proprio qualche giorno fa, riordinando le mie cose, ho ritrovato pile di testi mai sfogliati. Ma questo non conta: l’importante, come si dice, è il pensiero. E Perrini lo aveva avuto.»

Perrini lascia la scuola nel settembre 1988, per motivi di salute. L’impegno anche nella vita politica della città non va mai a discapito dello studio e dell’approfondimento culturale e della “responsabilità verso i giovani”, in particolare i suoi studenti. Collabora con riviste («Humanitas», «Pedagogia e Vita», «Studium», «Nuova secondaria», «Città e Dintorni») e quotidiani («L’Osservatore Romano» e «Il Giornale di Brescia»). Alla formazione delle giovani generazioni sono finalizzate la gran parte delle sue pubblicazioni, nate dalla frequentazione dei suoi autori favoriti: Socrate, Agostino, Thomas More, Erasmo da Rotterdam, Seneca, l’ignoto autore dell’A Diogneto, Bergson, che trovano nel volume Filosofia e coscienza (Morcelliana, Brescia 2008), che Perrini non farà in tempo a vedere stampato, il punto d’approdo della sua riflessione e testimonianza come educatore. I suoi scritti, come ebbe dire al figlio Filippo, sono redatti avendo come lettore ideale lo studente del quinto anno del liceo scientifico: rifuggono pertanto citazioni erudite e pedanti, per valorizzare il messaggio degli autori.

Socio dell’Ateneo di Brescia dal 1996, nel 1999 viene insignito della medaglia d’oro della Città di Brescia. È sepolto nel famedio del Cimitero monumentale di Brescia.

La stagione più nota dell’impegno di Perrini in campo culturale ed educativo è quella che va dal 1976 alla morte, avvenuta l’8 febbraio del 2007. Un trentennio legato all’attività, a Brescia e in provincia, della Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura (CCDC), da Perrini pensata e voluta insieme a un gruppo di suoi giovani ex allievi, allora poco più che adolescenti, in gran parte provenienti dal Liceo Calini. Non è questa la sede per ripercorrerne la storia, che ancora oggi prosegue dopo quasi cinquant’anni con oltre mille incontri culturali all’attivo. Basti qui accennare che l’iniziativa di Perrini si collocava in linea di derivazione diretta con lo spirito del concilio ecumenico Vaticano II: di riscoperta delle fonti del pensiero e della spiritualità del cristianesimo, del dialogo ecumenico, del confronto cordiale e senza complessi (di superiorità o d’inferiorità) con gli uomini del proprio tempo. Nella Cooperativa Perrini ha espresso in pieno il suo talento di educatore e promotore culturale, che gli ha procurato l’affetto profondo e la stima di quanti l’hanno ritrovato maestro, la consonanza spirituale degli amici e la considerazione di molti.