Rodolfo Zorzut

Rodolfo Zorzut

PROF. RODOLFO ZORZUT

(Preside dal 1950 al 1954)

Nato a Cormòns il 25 luglio 1894, laureatosi in Lettere all’Università di Padova, iniziò la carriera di insegnante prima a Trieste, poi a Gorizia. Nel 1925 fu Preside a Tolmino, poi, per qualche anno a Belluno, infine, nel 1934 a Brescia, Preside del Liceo Classico «Arnaldo». Incaricato dal Ministero degli Esteri, fu per tre anni alla direzione dell’Ist. «Dante Alighieri» di Vienna. Ritornato a Brescia, dal 1937 fu ancora Preside dell’«Arnaldo», poi Preside dell’Ist. Magistrale di Cremona, poi ancora a Brescia, Preside del nostro Liceo Scientifico e infine dell’Istituto Magistrale «Veronica Gambara». Morì a Brescia il 26 agosto 1960.

Fin da giovanissimo partecipò alla vita culturale della sua regione. Nel 1919 fu tra i Soci fondatori della Società Filologica Friulana. Nel 1920 fu nominato Socio corrispondente dell’Accademia di Lettere, Scienze ed Arti di Udine. Fece parte più volte di commissioni ministeriali per lo studio dei vari problemi della scuola. Fu autore di varie opere, pubblicate da case editrici italiane ed anche estere, principalmente sulle tradizioni popolari, la poesia, le leggende ed i racconti del Friuli, i canti e le leggende della guerra.

Vogliamo ricordare alcune delle sue opere più significative:

«Sot la nape – I racconti del popolo friulano». Sono leggende, fiabe, racconti, raccolti in lunghi anni di pazienti indagini, da un capo all’altro del Friuli, intervistando contadini, massaie, gente della montagna. Opera di grande interesse non solo letterario, ma anche scientifico nella continua attenzione degli aspetti glottologici e filologici dei «documenti» reperiti. Sono fascinanti leggende sull’aldilà, racconti di fantastici ritorni di anime inquiete dal mistero della morte, con edificanti proposte meditative ed operative. Sono narrazioni di mitici tesori nascosti da riscoprire, di donne infedeli, di frati peccatori, di amori burlati o non corrisposti o tragici. La lingua, come in tutte le altre opere di «Dolfo Zorzut» è la lingua viva della parlata locale.

L’Autore spesso dichiarò: «Avrei potuto dare a tutte le novelle una forma più artistica, nel senso accademico della parola; non lo feci perché non necessario, anzi i racconti, così pubblicati, senza correzioni stilistiche, sono indubbiamente più belli perché più personali e più ingenuamente dettati». 

«Visioni di vita friulana». Quattordici racconti di cui uno in versi. Narrano vicende di dolore, di insidie della miseria e del male, sullo sfondo di una povera campagna parca di frutti. I personaggi potrebbero essere accostati a certe figure della novellistica e della narrativa veristica siciliana, toscana e sarda e vivono storie allucinanti, giungendo perfino, alcuni, a macchiarsi di delitti spaventosi.

«Stait a scoltà, stait a sintì». Nella prima parte si racconta la vita di Gesù; nella seconda è ancora Gesù al centro della narrazione, con accanto però, e non sempre neppur troppo discretamente, una sapidissima e sanguigna figura di San Pietro che richiama la tipologia romaniniana dei nostri gagliardi popolani. Tra le novelle, alcune sono la trascrizione di racconti popolari, altre creazioni della fantasia dello scrittore. 

«Fragranze di campi friulani». Si tratta di altre nuove «sturiutis», raccolte nella prima parte del volume attorno al tema centrale del «miracolo» di cui fruiscono una lucciola, una primaverina, un’allodola che ottengono privilegi di luce, di colore, di melodia, per un atto gentile nei confronti di Gesù. Due altri racconti ed una novella formano la seconda parte del volume. La «fragranza» dolcissima delle pagine che precedono s’innerva qui di sofferenza e di dolore, nelle drammatiche vicende di povera gente colpita dalla sventura. Accanto a questa gente, l’antica gente della sua terra, sta, vivamente partecipe, l’animo dello scrittore. Pagina conclusiva è la descrizione del paesaggio, visto dal castello di Cormòns, allo spegnersi del giorno: un autentico «petit poème en prose».

Di poesia è comunque tutta pervasa la produzione narrativa del Prof. Zorzut. Mediate dalla naturale cadenza poetica della dolce parlata friulana, nobiltà e delicatezza di sentire traspaiono da ogni sua pagina. Per questo il Preside Zorzut è ricordato come il «Preside poeta».

(Da Eraldo Sgubin: «Un secolo di poesia e di prosa in lingua friulana a Cormòns» - Società Filologica Friulana, Udine, 1974; Dalle prefazioni alle opere del Prof. Zorzut; Da memorie di familiari ed amici).

(Dalla pubblicazione: Il Liceo Scientifico “Annibale Calini” di Brescia, Magalini Editrice, 1987)