Laura Forcella

Laura Forcella

PROF.SSA LAURA FORCELLA

Ex Docente 

Sono arrivata al Calini nel 1989. Il crollo del muro di Berlino stava cambiando la storia di Europa e, senza che ancora lo sapessi, quell’anno diventava cruciale anche nella mia storia privata: segnava l’inizio di una metamorfosi che non potevo prevedere. Da arnaldina  nostalgica, con un vago desiderio di ritornare al mio liceo come insegnante, mi sono trovata caliniana impenitente avendo fatto di questa scuola una casa e una famiglia elettiva. So di avere esagerato con i tempi di lavoro che si sono intrecciati con quelli delle relazioni amicali, delle soddisfazioni intime, dei sentimenti d’affetto. Non ne sono pentita, forse un po’ imbarazzata perché è difficile spiegarlo e farlo coincidere con certe convinzioni, per alcuni versi anche mie, che vorrebbero il lavoro in uno spazio ben definito e circoscritto.

Ricordo il primo impatto con la sala professori, austera e un po’ buia, dove mi ero subito aggregata a un gruppo di insegnanti bravissimi che tra loro discutevano di sperimentazione. La prof.ssa Fiorenza Canepa e la prof.ssa Annalisa Micotti erano fari di cultura e consapevolezza didattica e pedagogica: capivo che le programmazioni non erano scritture burocratiche se dietro ci stavano pensiero e desiderio di educare. Certo senza una solida cultura nessuna pratica didattica è vincente: mi era chiaro da subito e, nella timidezza del neofita che entra nel tempio, anch’io cercavo di dire la mia con l’atteggiamento di chi sa che deve molto imparare. 

Ho sempre pensato che più che giudicare sia importante capire ed ascoltare. Per questo ho accolto con favore l’invito di lavorare a quello che si chiamava “Progetto giovani”. Da quell’esperienza ministeriale, sono nati i Dies Fasti. Ricordo il momento preciso nel 2002 in cui è nato il nome nell’ufficio della Preside, la prof.ssa Maria Pia Bariggi: avevo appena finito una lezione di latino sulle origini della letteratura. Il nome piacque alla Preside che aveva una concezione lungimirante di scuola come luogo di offerta formativa anche per il territorio. Non è stato facile superare le prime e radicate resistenze di alcuni colleghi che nutrivano l’idea di una cultura elitaria che non mescola lo sport con la letteratura, il cinema con il teatro. Con gli studenti e le studentesse è stato più facile: fare della scuola uno spazio in cui potessero convivere le loro diverse passioni, coltivate spesso in solitaria, era per tutti una prospettiva gradita. Ho imparato molto in quegli anni, soprattutto ad accogliere e a dialogare, senza rinunciare al mio ruolo di insegnante un po’ anomala che imponeva di imparare a memoria gli aforismi latini e i versi di Dante. Un’apparentemente strana contraddizione per chi, come me, considera la cultura un patrimonio di saperi interiorizzati, passati al setaccio della coscienza e, perché no, anche del piacere intellettuale e sentimentale. Quante volte mi sono commossa in classe alla lettura di qualche verso che canta della vita il doloroso amore! Ma anche con Pascoli per il suo atomo opaco del male, figlio della dantesca aiuola che ci fa tanto feroci, due versi lucidi e caldi che non ci abbandonano all’orrore. E quante volte ho visto la mia commozione nei visi dei miei studenti: piccoli barlumi, spenti a volte da tanta noia. Ma quei barlumi li ho visti e li ricordo.

Non ricordo, invece, come sia entrata nella Commissione Cultura: mi sembra di esserci stata da sempre con la preoccupazione di mediare tra le attese dei docenti, giustamente attenti alla salvaguardia del tempo scuola più tradizionale fatto di lezioni, studio individuale e verifiche, e i bisogni degli studenti di aprire gli occhi sul tanto mondo che rimane fuori dai programmi: è così che sono nate le “Prove di volo”, le iniziative in orario curricolare previste fin dall’inizio dell’anno e scelte dai Consigli di classe. L’immagine di una scuola che si preoccupa di educare al volo, forse non a quello folle di Ulisse, ma a quello alto, ben indirizzato di Dante, mi è sempre piaciuta!

Ci sono stati anche gli Inviti alCalini, nati da un’intuizione della prof.ssa Loda, anche lei in anticipo sui tempi nel valorizzare l’aspetto conviviale della cultura. Con il prof. Cappello eravamo un trio affiatato, impegnato a mobilitare gli studenti e le studentesse nel pomeriggio, insieme alla città, con offerte culturali ampie e seducenti, almeno a noi sembrava così: un po’ come per i Dies Fasti, al centro si poneva la scelta, autonoma e responsabile, di venire a scuola per interesse perché si riconosceva che fuori dagli schermi e fuori dagli schemi, con sguardo libero, si poteva imparare anche altro, nel rapporto con relatori colti e affascinanti. Il ciclo per me più memorabile, quello che ha risvegliato un amore sopito dai tempi del liceo, è stato quello dedicato a Dante: Nostro Dante quotidiano fu una rassegna, con tanto di pubblicazione di atti, di sette incontri tra il 2005 e il 2006 affidati a personalità della cultura note a livello nazionale. Il successo di pubblico fu grandissimo: avevamo dovuto attivare il video del corridoio dell’aula magna!

Parallelo e intrecciato con il lavoro in classe, nasceva nel 2007, in seno ai Dies Fasti, un concorso di booktrailer quando ancora nessuno sapeva in Italia che cosa fossero: avevo individuato come didatticamente stimolante l’idea di usare il cinema come promozione della lettura. Ne avevo parlato con il prof. Paradisi che, sempre attivo per tener desta la coscienza civile dei giovani e vorace lettore, non mi aveva scoraggiato nel perseguire l’obiettivo di far passare i libri in pellicola per suscitarne l’interesse. Quel seme ha generato il Booktrailer Film Festival, oggi progetto europeo.

Non ho scritto delle ricreazioni, spazi di contatti e di elaborazione progettuale, e nemmeno dei viaggi di istruzione, alcuni memorabili come con il prof. Alberto Fenotti a Londra, persi di fronte a un Caravaggio, o di quelli Erasmus con il preside Marco Tarolli a Zakopane in Polonia, nel calore di discorsi esistenziali, quelli che si riservano agli amici cari.

Non ho scritto dei tanti non docenti, figure iconiche del Calini: la scuola migliore che abbiamo realizzato è stata quella in cui siamo tutti coinvolti senza distinzione di ruoli. Al Calini ho anche spazzato le aule, ho fatto lezione con Ernestina, ho tradotto latino con Nica, ho parlato di politica con Roby, sono uscita a mezzanotte da scuola con Maurizio, ho organizzato pranzi con Giusy, ho pianto la mamma di Maria.

Non ho scritto dei tanti studenti e delle tante studentesse che mi hanno fatto pensare che l’insegnamento sia il migliore dei lavori. Non ho scritto quando ho dormito con loro a scuola, insieme a Paolo Ambrosi e Fulvio Schiavone, per la Notte della testimonianza, dal 27 al 28 maggio di un anno imprecisato attorno al 2010: quanti discorsi politici, pensieri, canti, anche speranze civili!

Non ho scritto del saluto a sorpresa che la prof.ssa Silvia Mattioli e il preside mi hanno riservato all’inaugurazione dei Dies Fasti 2017, gli ultimi Dies Fasti da insegnante del Calini, le lacrime, quante, i fiori, l’articolo sul giornale della mia studentessa Irene Panighetti. 

Non ho scritto delle telefonate chilometriche con Rita Lorenzini quando non c’era whatsapp per organizzare i Dies Fasti o della traduzione simultanea di Emilia Baronchelli in una palestra affollata per parlare di Palestina.

Non ho scritto del terremoto del 2004 mezz’ora dopo la chiusura della scuola per affollatissimi Dies Fasti e nemmeno delle lanterne cinesi del 2012 in volo dal cortile del liceo in una serata magica con la musica rock sparata in cielo ad altissimo volume.

Di quanto non ho scritto... Nemmeno di quando, il giorno del primo collegio con il preside Cinque, gli ho recuperato una bicicletta perché affiancasse la mia per arrivare in Comune, in fretta, eravamo in ritardo, ci aspettava l’assessore... Come ero felice! 

Al Calini sono stata felice perché, mi piace pensare, vi ho visto nascere qualcosa... Anche i miei gemelli sono nati lì. È stato dal vecchio telefono a gettoni in corridoio all’entrata della scuola che nel 1992 ho chiamato mio marito per conoscere l’esito del test di gravidanza: positivo! Non sapevo che sarebbero stati due, ma lì ho avuto la prova certa che il Calini è fecondo!