Massimo Della Valle

MASSIMO DELLA VALLE

Ex studente del Liceo “A. Calini”

Per aspera ad astra

Il titolo potrebbe sembrare un po’ scontato, in realtà non lo è perché quando ero bambino pensavo che da grande sarei diventato un astrofisico. Dopo le medie alla Mompiani, il Calini funzionò da perfetta “incubatrice”.  Iscritto nella sezione A, dalla terza alla quinta ho avuto come professore di matematica e fisica il “mitico” professor Alvero Valetti, che era anche direttore della Specola Cidnea, il primo Osservatorio pubblico creato in Italia, grazie ad una geniale intuizione del prof. Angelo Ferretti Torricelli. Come è noto passione e talento vanno coltivati, se non lo fai la passione inaridisce e il talento presto si confonde con la normalità. La mia fortuna sono state le continue sollecitazione “violente” a cui ero sottoposto con problemi di matematica e fisica quasi mai “semplici”. Non sono stato uno studente modello e ho capito solo l’ultimo anno come andavano affrontati.  Se pensiamo che un problema, non solo di fisica, rappresenti una barriera insormontabile, non ce la faremo mai. Se riusciamo a trasformarlo in un “challenge”… allora ci stiamo muovendo nella giusta direzione. Uno splendido esempio è fornito da John Kennedy nel suo discorso al Rice Stadium di Houston, nel Settembre 1962. In piena corsa allo spazio, trasforma le difficoltà in sfida e la sfida diventa un’opportunità: 

We choose to go to the Moon. We choose to go to the Moon...

We choose to go to the Moon in this decade and do the other things, not because they are easy, but because they are hard, because that goal will serve to organize and measure the best of our energies and skills, because that challenge is one that we are willing to accept, one we are unwilling to postpone, and one we intend to win, and the others, too….

Iscritto all’Università di Padova al corso di Laurea in Astronomia, mi sono laureato, “magna cum laude”, nell’ Anno Accademico 1982-83 con una tesi sulle stelle Novae, una classe di esplosioni stellari, importanti per il loro contributo all’evoluzione chimica delle galassie. Mi costò un anno di lavoro svolto presso l’Osservatorio Astrofisico di Asiago, sotto la guida del direttore, il Prof. Leonida Rosino. Quell’ultimo anno prima della tesi, costellato di dubbi, ansie e insicurezze sul mio futuro, visto oggi attraverso la lente del tempo, è stato in realtà l’ultimo periodo della mia vita caratterizzato da una certa “spensieratezza”. Dalla laurea in avanti la mia vita professionale ha subito un’accelerazione che mai avrei immaginato. 

Prima il dottorato di ricerca iniziato nell’ex-URSS nel 1986. In realtà fu una scuola di vita oltre che di astrofisica, mi fece vivere “oltre cortina” le vicende legate alla transizione politica di Gorbaciov e quelle drammatiche connesse al disastro di Chernobyl. L’Accademia Sovietica delle Scienze mi spedì in Armenia presso l’Osservatorio di Byurakhan diretto dal prof. Viktor Ambartsumian – uno dei padri dell’astrofisica moderna.  Indimenticabile una sua lezione sulla “fragilità” della moderna cosmologia, paragonata ad una delicata statua di cristallo: “se trovi un buon martello” – mi disse- “puoi sfasciare tutto in meno di un’ora”.  Capii solo anni dopo il significato di quel suo pensiero, e mi impressionò a tal punto che sentii la necessità di “cristallizzarlo” in un articolo che intitolai: Il Rasoio di Occam e il martello di Ambartsumian.  Giusto il tempo di rientrare in Italia per concludere il dottorato a Padova, e via con il mio primo post-doc, svolto alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) a Trieste, allora diretta da Denis Sciama, già relatore di tesi del famoso astronomo inglese Sir Martin Rees, del cosmologo John Barrow e di Steve Hawking. Non c’era argomento astrofisico del quale Sciama non fosse profondo conoscitore. Il confronto con tutti noi era impari: io lo percepivo come asintoto e noi eravamo il valor medio. 

Poi il grande salto verso l’European Southern Observatory (ESO), con il quartier generale a Monaco di Baviera e i grandi telescopi in Cile. Lì fui testimone della fine della dittatura di Pinochet e il ritorno alla democrazia con Patricio Aylwin. Erano anni ancora carichi di tensioni, Pinochet aveva conservato il ruolo di capo delle forze armate, e un paio di volte, in concomitanza con l’11 settembre (giorno del colpo di stato che abbatté il governo di Salvador Allende nel 1973) ebbi la ventura di vedere i carri armati per strada. L’Osservatorio Europeo Australe è ancor oggi l’osservatorio astronomico più grande del mondo. Quando nel 1988 mi venne chiesto, dal direttore di ESO-Cile  Jorge Melnick,  se ero interessato ad andare in Cile a lavorare, credo di averci pensato anche due decimi di secondo, prima di rispondere positivamente. Era come chiedere ad un ragazzo appassionato di calcio se volesse giocare titolare nel Real Madrid. In Cile iniziai a collaborare con il Supernova Cosmology Project, un team internazionale composto da una ventina di astronomi, guidato da Saul Perlmutter, un astronomo americano che voleva utilizzare le grandi esplosioni stellari (Supernovae) per misurare il tasso di espansione dell’Universo. L’idea era semplice: l’espansione dell’Universo continuerà per sempre o verrà rallentata ed infine arrestata dalla gravità? Con nostra grande sorpresa trovammo che quell’espansione in realtà non era rallentata, ma accelerata! Quel risultato venne pubblicato sulla rivista “Nature”, nel Gennaio del 1998 e confermato successivamente.  La causa dell’accelerazione è ancor oggi sconosciuta, ma quella scoperta valse a Saul (e anche a Brian Schmidt e Adam Riess che guidavano il team “concorrente”) il premio Nobel per la fisica nel 2011. Furono anni straordinari contrassegnati dalla presenza di un altro scienziato, che ebbi il privilegio di avere come direttore, mentre lavoravo ad ESO: Riccardo Giacconi, già Nobel per la fisica nel 2002. Grazie a lui vennero gettate le basi osservative per lo studio dei misteriosi “Lampi gamma”, che da più di un trentennio tormentavano i pensieri degli astronomi.   Un giorno Giacconi rivelò, a noi giovani post-doc, il “segreto” per diventare ricercatori di successo: avere una certa dose di talento, occuparsi di problemi importanti e infine essere capaci di comunicare i risultati delle proprie ricerche ai colleghi. L’ultimo aspetto è spesso sottovalutato, ma non è meno critico degli altri due. Di mio aggiungerei che avere avuto un buon “maestro” (o magari più di uno) aiuta… 

Dopo il Cile, il rientro in Italia all’Università di Padova, come ricercatore universitario. Poi le visite sabbatiche all’Hubble Space Telescope Institute di Baltimora fra il 1995 e il 2001: un buon compromesso tra il lavoro e i doveri di genitore...  Nel 2000 Il trasferimento da Padova a Firenze con l’incarico di Astronomo Associato presso l’Osservatorio Astrofisico di Arcetri, guidato in quegli anni da Franco Pacini, che molti ricorderanno non solo per i suoi studi pioneristici sulla natura delle Pulsar, ma anche per le sue frequenti apparizioni televisive. Indimenticabile la scritta che aveva posto all’entrata della direzione: “Se entrate in questo ufficio con un problema, entrate anche con la soluzione, sennò diventate parte del problema”.  Infine, visiting scientist al KAVLI institute dell’Università della California nel 2006 e 2007.  Proprio mentre ero là, a Santa Barbara, mi giunse la nomina a Dirigente di Ricerca dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.  La “science leave” a Monaco di Baviera tra il 2008 e il 2009 fu il preludio al mio rientro definivo in Italia.  Nel 2010 fui nominato direttore dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte a Napoli. Uno splendido edificio in stile neo-classico fatto costruire da Gioacchino Murat nel 1812 e completato da Ferdinando I di Borbone (che nel 1815 aveva fatto condannare a morte il povero Murat).  Oggi è la sede napoletana dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. 

I miei interessi scientifici sono rivolti allo studio di eventi astrofisici di alta energia, come Novae, Supernovae, Lampi-gamma e Kilonovae (i.e. controparti elettromagnetiche di sorgenti di onde gravitazionali) e al loro utilizzo   per misurare le distanze cosmiche e i parametri cosmologici. Ho tenuto seminari e cicli di lezioni in diversi centri internazionali per la ricerca astrofisica, come: il dipartimento di Astronomia dell’Università di Tokyo, il KAVLI institute di Pechino, l’Aspen Center for Physics, in Colorado; il Niels Bohr Institute di Copenhagen, l’Institute for Advanced Study di Princeton, la Queen’s University in Belfast, l’Università Sophia Antipolis di Nizza, e il CBPF di Rio de Janeiro, Istituto di astrofisica dell'Andalusia a Granada e l’ Université Savoie Mont-Blanc ad Annecy. Oggi insegno corsi monografici alla Scuola Superiore Meridionale della Federico II a Napoli. Al momento sono autore di circa 600 pubblicazioni scientifiche, metà delle quali apparse sulle maggiori riviste scientifiche internazionali. In anni recenti mi sono dedicato con qualche successo alla cosiddetta “terza missione”, cioè l’attività di divulgazione. In concomitanza con le celebrazioni per il bicentenario della fondazione dell’Osservatorio di Capodimonte nel 2012 ho promosso l’allestimento del “Museo degli Strumenti Astronomici” (circa 110 pezzi distribuiti su un’area espositiva di circa 500m2), uno spazio unico in Italia nel quale conserviamo una preziosissima copia della prima edizione (1543) del “De revolutionibus orbium coelestium” di Niccolò Copernico.  Nel 2016 ho pubblicato: “Che il diavolo benedica i Pulcinella!” Cronache, non solo scientifiche, della Napoli post-Murattiana, nel 2019 mi sono cimentato con “Supernova”, uscito in una collana, Viaggio nel Cosmo, curata da Piero Angela e Andrea Ferrara, che parla della vita e della morte delle stelle. Infine nel 2022 ho pubblicato: “Il tempo della Luce”, un breve saggio sulla natura della Luce, che avrei voluto intitolare “Elogio dell’Oscurità” ma la tirannide degli editori non mi ha dato scampo. 

Sono socio della Società Astronomica Italiana, dell'Unione Astronomica Internazionale e dell'Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Brescia. Cavaliere della Repubblica nel 2013, nel 2018 l'Università degli Studi di Brescia mi ha insignito del premio Brescia per la Ricerca Scientifica. L'Unione Astronomica Internazionale mi ha dedicato l'asteroide 325455 “Della Valle”, un “sasso” di pochi km di diametro, orbitante a circa 500 milioni di km dal Sole, scoperto all’Osservatorio Astronomico di Cima Rest. Infine nel 2022 ho raggiunto la meta più ambita: sono stato nominato Socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Fondata nel 1603, da Federico Cesi, assieme a tre compagni di studi, è una delle Accademie più antiche e prestigiose al mondo.  Tra i suoi soci mi vengono in mente, cito a memoria, Galileo Galilei, Albert Einstein, Enrico Fermi, Werner Heisenberg, Louis Pasteur, Max Planck, Benedetto Croce, Rita Levi Montalcini… e molti altri. Il momento nel quale Giorgio Parisi mi consegna il distintivo della Lince e il diploma dell’Accademia è indelebile. Mi sono sentito nuovamente lo studente di 40 anni prima in procinto di laurearsi, una sensazione bellissima.      

A margine di qualche conferenza pubblica, qualcuno ogni tanto mi chiede come sia riuscito a fare tutte queste cose. La risposta è semplice: ho trasformato la mia passione nel mio lavoro. Questo è quello che auguro alle ragazze e ai ragazzi del Calini, di riuscire a fare. Poi, è facile: seguite la vostra “inclinazione”. 

Purché sia in salita…. 

Assieme al prof. Valetti, l'8 Giugno 2004, in occasione del "transito" di Venere sul disco del Sole.

Novembre 2022 – Consegna del distintivo Linceo e del diploma